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12·02·07

Filippo Raciti é morto perché amava Catania


 

I Catanesi respingono sdegnati la demonizzazione ingiusta

HOUSTON,(Texas).– Arrivo da Catania, la città che non dimentico neanche dopo essermi trasferito nel Texas. Ero proprio lì mentre la città dell’Etna era sconvolta da un vento più forte di quello degli uragani e dei tornado che abbiamo qui in America: il vento micidiale del fanatismo cieco e criminale che non ha niente a vedere con lo sport e con la consapevole identità catanese di cui ogni buon cittadino è fiero. Le notizie in televisione non hanno fatto altro che mostrare in modo martellante ed ossessivo i disordini assurdi di guerriglia urbana che hanno lasciato sul terreno un uomo della polizia arrivato in quella piazza per fare solo il suo lavoro, un servizio che garantisce la protezione di tutti tranne che per gli stessi tutori dell’ordine che generosamente lo forniscono giorno dopo giorno.

Dopo la sua sconfitta Catania è rimasta colpita e sconvolta doppiamente e la sua profonda umiliazione si è consumata tanto all’interno del campo del calcio che, specialmente e con ben più gravi conseguenze, al di fuori di esso.

Ora, mentre si studiano soluzioni che probabilmente non affronteranno il vecchio problema della violenza delle tifoserie negli stadi nel modo giusto e che, quindi, non riusciranno ancora una volta a risolverlo, si continua a ripetere nelle case, nei bar, in tavole rotonde ed in dotte discussioni di specialisti dei vari rami che la ferita inferta alla bella città non potrà fare a meno di gettare su Catania e sui suoi abitanti una macchia nera indelebile e destinata a gettare ombra su tutta la Sicilia visto che i disordini riguardavano tanto i tifosi di calcio della città più importante della costa orientale dell’isola che del suo settore occidentale.

La partita che si gioca adesso, mentre ci si chiude nella mestizia causata dalla grande perdita del servitore del suo Paese e dalle  ferite subite da tanti altri suoi colleghi ed amici, e’ ancora più importante e più determinante per il futuro di Catania e dei Siciliani. I veri Catanesi, i veri Palermitani, i veri Siciliani nel loro complesso e nella stragrande maggioranza non sono i vigliacchi che hanno colpito ed ucciso nel corso di una giornata nefasta di straordinaria follia. Sono quelli per chi li conosce, li stima e li ama come me, anche a grande distanza che agiscono sempre a viso scoperto e con coraggio proprio come Fabrizio Quattrocchi che un istante prima d’essere assassinato e tentando di strapparsi la benda dagli occhi  ha detto con voce calma e ferma: adesso vi faccio vedere come muore un italiano. Lo stesso eroismo ha dimostrato Filippo Raciti che è morto lottando contro la follia criminale di pochi perché amava certamente Catania e la Sicilia. Ora questi mostri che s’evidenziano solo per la loro criminale follia e che nell’ambito della stragrande maggioranza dei buoni Siciliani  costituiscono l’eccezione e non la regola non possono giungere a comprometterne né il grande patrimonio culturale siciliano , né i valori unici e tradizionali di questa grande ed antica isola che fanno parte integrante ed imprescindibile della ricca identità italiana .

Mentre a conclusione del mio breve soggiorno a Catania m’avviavo in taxi con tristezza all’aeroporto di Fontanarossa, passando per le strade cariche di suggestione, d’arte e di storia, riflettevo da siciliano ferito da una propaganda certamente ingiusta e scoprivo con commozione che il più grande difensore del nostro prestigio era stato proprio lui, Filippo Raciti. Col suo splendido e generoso sacrificio, su quella piazza, in una giornata infausta e da dimenticare, ci aveva mostrato il suo amore per la Sicilia facendoci il grande ed estremo dono della speranza.

di Ro Pucci