I Catanesi respingono sdegnati la demonizzazione
ingiusta
HOUSTON,(Texas).– Arrivo da Catania,
la città che non dimentico neanche dopo essermi trasferito nel Texas.
Ero proprio lì mentre la città dell’Etna era
sconvolta da un vento più forte di quello degli uragani e dei tornado
che abbiamo qui in America: il vento micidiale del fanatismo cieco e
criminale che non ha niente a vedere con lo sport e con la consapevole
identità catanese di cui ogni buon cittadino è fiero. Le notizie in
televisione non hanno fatto altro che mostrare in modo martellante ed
ossessivo i disordini assurdi di guerriglia urbana che hanno lasciato
sul terreno un uomo della polizia arrivato in quella piazza per fare
solo il suo lavoro, un servizio che garantisce la protezione di tutti
tranne che per gli stessi tutori dell’ordine che generosamente lo
forniscono giorno dopo giorno.
Dopo la sua sconfitta Catania è rimasta colpita e
sconvolta doppiamente e la sua profonda umiliazione si è consumata
tanto all’interno del campo del calcio che, specialmente e con ben più
gravi conseguenze, al di fuori di esso.
Ora, mentre si studiano soluzioni che probabilmente
non affronteranno il vecchio problema della violenza delle tifoserie
negli stadi nel modo giusto e che, quindi, non riusciranno ancora una
volta a risolverlo, si continua a ripetere nelle case, nei bar, in
tavole rotonde ed in dotte discussioni di specialisti dei vari rami
che la ferita inferta alla bella città non potrà fare a meno di
gettare su Catania e sui suoi abitanti una macchia nera indelebile e
destinata a gettare ombra su tutta la Sicilia visto che i disordini
riguardavano tanto i tifosi di calcio della città più importante della
costa orientale dell’isola che del suo settore occidentale.
La partita che si gioca adesso, mentre ci si chiude
nella mestizia causata dalla grande perdita del servitore del suo
Paese e dalle ferite subite da tanti altri suoi colleghi ed amici, e’
ancora più importante e più determinante per il futuro di Catania e
dei Siciliani. I veri Catanesi, i veri Palermitani, i veri Siciliani
nel loro complesso e nella stragrande maggioranza non sono i
vigliacchi che hanno colpito ed ucciso nel corso di una giornata
nefasta di straordinaria follia. Sono quelli per chi li conosce, li
stima e li ama come me, anche a grande distanza che agiscono sempre a
viso scoperto e con coraggio proprio come Fabrizio Quattrocchi
che un istante prima d’essere assassinato e tentando di strapparsi la
benda dagli occhi ha detto con voce calma e ferma: adesso vi faccio
vedere come muore un italiano. Lo stesso eroismo ha dimostrato Filippo
Raciti che è morto lottando contro la follia criminale di pochi perché
amava certamente Catania e la Sicilia. Ora questi mostri che
s’evidenziano solo per la loro criminale follia e che nell’ambito
della stragrande maggioranza dei buoni Siciliani costituiscono
l’eccezione e non la regola non possono giungere a comprometterne né
il grande patrimonio culturale siciliano , né i valori unici e
tradizionali di questa grande ed antica isola che fanno parte
integrante ed imprescindibile della ricca identità italiana .
Mentre a conclusione del mio breve soggiorno a Catania
m’avviavo in taxi con tristezza all’aeroporto di Fontanarossa,
passando per le strade cariche di suggestione, d’arte e di storia,
riflettevo da siciliano ferito da una propaganda certamente ingiusta e
scoprivo con commozione che il più grande difensore del nostro
prestigio era stato proprio lui, Filippo Raciti. Col
suo splendido e generoso sacrificio, su quella piazza, in una giornata
infausta e da dimenticare, ci aveva mostrato il suo amore per la
Sicilia facendoci il grande ed estremo dono della speranza.
di Ro Pucci